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La parola “solstizio” viene dall’antica parola francese “solstice” che a sua volta deriva dal latino “solstitium”, parola formata dal “sol”, che significa “sole”, e dal participio passato del verbo “sistere”, che significa “fermarsi, stare fermi”. Infatti, il Sole in questo particolare momento sembra indugiare per un po’ di tempo nella stessa posizione prima di riprendere il cammino inverso, discendente.
Il solstizio estivo si protrae fino alla notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, momento in cui il confine che separa i diversi mondi si assottiglia (non a caso, nella tradizione nordica la notte di San Giovanni è una delle tre notti degli spiriti insieme a Beltane e Samhain).

Con il tempo, il cristianesimo si appropriò della festività associandola a San Giovanni Battista, ma da sempre nella cultura contadina e in tutte le culture che celebravano i cicli della terra e degli elementi della natura, le notti del solstizio sono state considerate magiche; e in particolare la notte di San Giovanni è considerata la notte magica per eccellenza, celebrata da sempre con riti ed usanze, nella quale si fondono insieme antichissime tradizioni popolari e profondi significati esoterici e religiosi.

Tuttora in erboristeria e in fitoterapia questo è considerato il momento migliore dell’anno per raccogliere alcune erbe curative, in quanto è proprio ora che stanno esprimendo al massimo le loro potenzialità.
Una delle piante più utilizzate per fare diverse cose è l’iperico, detto anche “erba di San Giovanni”: l’iperico, i cui fiori venivano e vengono tradizionalmente raccolti proprio ora, è una pianta dalle eccezionali virtù curative; il suo fiore giallo modula l’azione del calore, è un antinfiammatorio per eccellenza utilizzato anche per curare le scottature della pelle, le ferite e le infiammazioni dei nervi; anticamente si credeva che avesse la magica capacità di allontanare i demoni più temibili (non a caso ha preso anche il nome di scacciadiavoli) ed è un eccellente antidepressivo.

Un’usanza molto diffusa è quella della raccolta delle erbe di San Giovanni: si ritiene che la rugiada che inumidisce i prati abbia miracolose facoltà rigenerative, quindi anche le erbe bagnate di rugiada diventano prodigiose, con funzioni farmacologiche.
Per esempio, un proverbio romagnolo dice: “La guaza ‘d San Zuàn la guarés ogni malàn” (la rugiada di San Giovanni guarisce tutti i mali). E nel Nord Europa se una donna desiderava avere molti figli doveva stendersi nuda e rotolarsi nell’erba bagnata di rugiada; ciò anche se voleva dei bei capelli.

Con le erbe raccolte questa notte, si può fare “l’acqua di San Giovanni”: si immergono le erbe in una ciotola piena d’acqua e si lasciano fuori al magico effetto della notte; la luce della luna e la rugiada mattutina estraggono dai fiori e dalle erbe i principi benefici di cui l’acqua si carica, quindi al mattino ci si lava con quest’acqua. Quest’acqua speciale porta salute, bellezza, fortuna, amore e felicità.
Ci sono molte erbe tradizionalmente usate per questo rituale, come l’iperico, l’artemisia, la verbena, la ruta, il ribes, la lavanda o il rosmarino, ma ci possiamo affidare ai nostri sensi, a ciò che ci attrae, ci ispira o che conosciamo.

Sempre in questa notte, la tradizione vuole che le donne stacchino le noci ancora acerbe, quando la drupa è ancora verde, con una falce o una lama di legno, mai di metallo, per ottenere un liquore tipico della Val Padana, il nocino. Le noci devono rimanere in infusione nell’alcool fino alla notte di San Lorenzo (10 agosto), poi vanno filtrate, zuccherate e aromatizzate con droghe e spezie, come la cannella e i chiodi di garofano.
Il rito della preparazione del nocino risale ai Celti della Britannia, il che induce a pensare che il noce fosse un albero sacro a quei popoli.

Altra usanza è quella di accendere i falò: illuminando la notte con i fuochi, si desiderava, scaramanticamente, rallentare la discesa del sole nella volta celeste. E poi da sempre il fuoco è considerato propiziatorio: si mettono in fuga le tenebre, gli spiriti maligni e le streghe (in moltissime culture si riteneva che durante la notte le streghe si riunissero e scorrazzassero per le campagne in cerca di erbe).
Inoltre, il fuoco ha il potere di trasformare: bruciando ciò che è vecchio, lo trasmuta in qualcosa di nuovo, ricordandoci il continuo ciclo di vita, morte e rinascita; proprio come il Sole, che ora ha raggiunto la sua massima intensità ma che sta già annunciando l’imminente ritorno all’oscurità.

Che la magia possa sempre stupirci come quando eravamo bambini!
Ahava, Francesca Zangrandi

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