Venerdì prossimo, 24 gennaio, ci accompagnerà la prima luna nuova dell’anno: Sole e Luna si trovano nel segno dell’Acquario, segno d’Aria che ci invita ad uscire dalla nostra zona di comfort e a intraprendere una nuova direzione fornendoci una nuova visione delle cose ed aprendoci al cambiamento.
Infatti, l’Acquario viene raffigurato con un uomo che porta un’anfora (a volte due) da cui viene versata a terra dell’acqua, simbolo di benedizione e protezione. È ancora inverno e fa freddo, ma le giornate si allungano; la terra è ancora spoglia, ma presto darà i suoi primi segni di rinascita; e l’annuncio della rinascita primaverile fa dell’Acquario un segno proiettato verso il futuro, portato a creare e a fare progetti.
Il 2020 ci chiede di fare una revisione di chi siamo: probabilmente come esseri umani ci siamo sempre posti domande esistenziali, andando alla ricerca di qualcosa di più grande e più profondo del conosciuto, ma solo volgendo la conoscenza verso noi stessi possiamo andare oltre ciò che ci ha limitati e che credevamo essere la nostra identità.
E questa luna nuova ci chiede proprio di affermare la nostra autenticità manifestando la nostra vera essenza, perché non possiamo sapere cosa vogliamo se non sappiamo chi siamo.
Poi sabato, 25 gennaio, si festeggia il Capodanno Cinese, che non ha una data fissa perché segue il calendario lunare e coincide con la seconda luna nuova dopo il solstizio invernale.
Il Capodanno Cinese, conosciuto anche come Festa di Primavera o capodanno lunare, è la festa più importante dell’anno in Cina, tanto che il periodo di festa dura ben sedici giorni: ci si riunisce in famiglia, si fanno offerte alle divinità e agli antenati, si pulisce la casa per eliminare il vecchio e far posto alla felicità e alla fortuna che porta il nuovo anno, ecc…
L’origine del Capodanno cinese risale ad una leggenda di un tempo lontano, nel quale viveva in Cina (negli abissi marini o in montagna) il mostro Nian che, una volta all’anno, usciva dal suo nascondiglio alla caccia di umani e in particolare di bambini. La leggenda narra che il mostro aveva due punti deboli: il colore rosso ed i rumori forti.
Per questo motivo il rosso è diventato il colore del capodanno cinese (tutto viene decorato di rosso, il colore di buon auspicio, e ovunque vengono appese lanterne rosse), e la tradizione prevede molte attività “rumorose”, come canti, balli, musica, fuochi d’artificio e petardi.
Nella tradizione cinese, ai diversi anni sono ciclicamente assegnati dodici differenti animali: la leggenda narra che questi animali (il topo, il bue, la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e il maiale) siano stati selezionati in quanto hanno risposto alla chiamata del Buddha.
Questi animali sono collegati alla vita quotidiana degli antichi cinesi o comunque importanti nella cultura tradizionale per il loro significato simbolico; e si susseguono in un ordine ben preciso, determinato dall’alternanza di yin e yang.
Stiamo uscendo dal segno del Maiale, ultimo animale dello zodiaco cinese, associato alle caratteristiche di gentilezza, accondiscendenza, generosità, coraggio ma anche di irascibilità, segno conservatore, amante dei piaceri della vita, attento al benessere materiale. Ed entreremo nell’anno del Topo, primo animale dello zodiaco cinese e che segna un nuovo ciclo di dodici anni.
Secondo la teoria degli elementi, ogni segno dello zodiaco è associato ciclicamente ad uno dei cinque elementi, e quest’anno è associato all’elemento Metallo. Il segno del Topo viene associato all’abbondanza di acqua, alla fertilità e alla prosperità economica; simboleggia la nuova vita, i nuovi inizi e la crescita di tutto ciò per cui si è lavorato negli anni.
Quindi prepariamoci ad essere originali: etimologicamente la parola “originale” deriva dal latino “originàlem”, derivato di “origo-gĭnis”, e se usato come aggettivo significa “d’origine, non copiato né imitato, nuovo, che ha carattere suo proprio”, e come sostantivo significa “qualsiasi cosa ed opera d’arte che è la prima ad esser fatta”. Osiamo un po’ di più, accettiamo di essere noi stessi fino in fondo, mostrando al mondo la nostra verità e unicità, dando voce alla nostra anima.
Ahava, Francesca Zangrandi