Eccoci giunte al ventiquattresimo appuntamento della rubrica “Lunedì al femminile”, che esce ogni primo lunedì del mese. Nelle ultime uscite abbiamo parlato di mestruazioni e di sangue mestruale, quindi oggi vorrei parlare del menarca, ossia della comparsa della prima mestruazione.
La maggior parte di noi generalmente ricorda la sua prima mestruazione: l’inizio della nostra vita ciclica non ci lascia indifferenti, e quel primo periodo è sempre un momento molto speciale, sia che lo ricordiamo come qualcosa di negativo, sia che lo ricordiamo con affetto e dolcezza. Perché all’improvviso tutto il nostro mondo cambia, e ci rendiamo conto che anche noi stiamo cambiando.
Infatti, inizia la pubertà, quindi avviene tutta una serie di processi fisiologici e cambiamenti fisici che ci preparano alla maturazione sessuale e all’età fertile.
Nei paesi industrializzati il menarca statisticamente compare nel 95% delle ragazze tra i 10 e i 16 anni di età, anche se via via l’età media si sta abbassando sempre più dovuto a diversi fattori, come ad esempio il tipo di alimentazione e le condizioni socioeconomiche dell’ambiente in cui si vive. Quando viene prima dei 10 anni è considerato precoce, mentre è considerato ritardato dopo i 16 anni. Ma prima che abbia inizio il ciclo mestruale, iniziamo ad avvertire delle modificazioni a livello fisico, che sono necessarie affinché il processo ciclo mestruale inizi.
Ad esempio, è necessario raggiungere una certa massa corporea, con sviluppo di pannicolo sottocutaneo regionale di almeno il 17% del peso corporeo, e che modella il corpo dandoci le tipiche forme femminili; anche se molti studi indicano che la maggior parte delle donne raggiunge una percentuale di grasso pari al 22% del peso prima di cominciare ad avere cicli ovulatori ininterrotti, e questo spiega perché, ad esempio, le ragazze anoressiche, le ballerine e le atlete molto magre non hanno un ciclo regolare. Altri cambiamenti che avvengono sono, ad esempio, la crescita e maturazione delle ghiandole mammarie, la modificazione dell’aspetto dei capezzoli e la comparsa di peli nella zona ascellare e pubica.
I primi cicli di una giovane ragazza generalmente non sono ovulatori, e in alcuni casi il menarca è seguito da diversi mesi di assenza del flusso o da uno/due anni di ciclo irregolare, poiché il qi (energia) del Rene sta completando il suo sviluppo e può non essere ancora del tutto maturo. Ad esempio, il flusso mestruale può comparire a intervalli di due/tre settimane o soltanto una volta ogni due/tre mesi. Ed anche il flusso può essere irregolare, a volte scarso e a volte abbondante, ma un po’ alla volta la durata dell’intero ciclo e la quantità di sangue si regolarizzano.
Ovviamente, come tutto ciò che concerne la ciclicità femminile, anche il menarca è molto più di ciò che pensiamo o crediamo. Infatti, costituisce l’inizio del viaggio verso l’essere donna, ma anche verso la consapevolezza femminile, visto che nel nostro ciclo mestruale possiamo ritrovare la nostra saggezza e il nostro potere.
“Al menarca la donna entra nel proprio potere,
con le mestruazioni pratica il proprio potere,
in menopausa diventa il proprio potere.”
(detto dei Nativi Americani)
La nostra vita è scandita da varie tappe, e generalmente il passaggio da una fase all’altra è scandita da dei riti. Potremmo pensare che questo succedesse solo nel passato, nelle tribù, quando ad esempio ai ragazzini veniva chiesto di passare del tempo da soli nella foresta, di notte, per segnare il loro passaggio all’età adulta. Ma in realtà anche nella nostra società compiamo dei riti che marcano il passaggio a una nuova tappa della nostra vita: pensiamo ad esempio al battesimo, al primo giorno di scuola, alla festa di laurea, al matrimonio, al funerale, …
Ovviamente questi riti di passaggio non si limitano alle tappe succitate; nella nostra vita ne sperimentiamo diversi, alcuni solo interiormente, senza dimostrazioni eclatanti al mondo, ma che segnano ugualmente dei cambiamenti importanti in noi e nella nostra vita. E per noi donne, gli stessi cambiamenti che governano il nostro ciclo mestruale sono dei veri e propri riti di passaggio: il menarca, la gravidanza, il parto e la menopausa.
Nella nostra società il più delle volte queste tappe non vengono celebrate, ma è importante recuperare quest’abitudine. Come scrisse Antoine de Saint-Exupéry ne “Il piccolo Principe”, “Il rituale è ciò che rende un giorno diverso dagli altri e un’ora dalle altre ore”, ossia è il modo che abbiamo per onorare un avvenimento importante. E tutti questi passaggi che viviamo nella nostra ciclicità sono importanti, perché passiamo da una fase archetipica a un’altra.
Gli archetipi, secondo Carl Gustav Jung, sono delle forme tipiche di comportamento che derivano dall’esperienza che il genere umano ha continuato a ripetere nella storia, delle energie psichiche universali, sperimentate da tutti gli esseri umani, che determinano e controllano le nostre attività fondamentali, la nostra personalità e la nostra crescita mentale, emotiva e spirituale.
Quindi le tappe archetipiche le possiamo considerare delle tappe evolutive che corrispondono a particolari stati che stiamo vivendo nella nostra vita, e il passaggio da una tappa all’altra corrisponde al lasciare uno status quo per entrare in una fase successiva.
Il menarca è il primo e più importante rito di passaggio per una ragazza: è un momento magico che costituisce l’inizio del viaggio verso l’essere donna e che ci mette in contatto con la nostra ciclicità, ossia con la nostra guida interiore. E il modo in cui viviamo il menarca può condizionare gli anni mestruali seguenti, quindi sarebbe bene ritornare a celebrare questo passaggio dall’infanzia alla pubertà.
Infatti, nelle varie culture il sangue mestruale è sempre stato considerato in qualche modo: chi ne ha riconosciuto le virtù e le caratteristiche terapeutiche, chi ne ha temuto la potenza e chi l’ha considerato sporco e impuro. Però sempre ha chiamato l’attenzione in qualche modo, tanto che nel corso della storia ritroviamo spesso la necessità degli uomini di creare dei riti nei quali facevano deliberatamente uscire il sangue dai loro stessi corpi.
Ad esempio, tra le tribù dell’Australia era pratica comune strappare uno o più denti incisivi a un ragazzo, come iniziazione per poter godere di tutti i diritti e privilegi dell’adulto; e l’antropologo James George Frazer ha riportato di un’operazione estrema che veniva fatta in Nuova Guinea, Australia, Filippine ed Africa, in cui si incideva il pene per la lunghezza, in modo che assomigliasse ad una vulva, e la cicatrice veniva riaperta periodicamente per far sì che alcune gocce di sangue uscissero.
E in molte culture le donne durante la mestruazione venivano isolate, passando quei giorni nelle capanne del sangue o capanne della luna. Per molti anni si è interpretato questo come necessità di allontanare le donne ritenute sporche e pericolose, ma l’antropologo Thomas Buckley scoprì che si trattava di un pregiudizio eurocentrico, ben lungi dal significato che aveva per gli indigeni stessi.
Infatti, secondo la tradizione degli yurok, un gruppo di nativi americani originari del fiume Klamath e della costa pacifica, le donne si isolano perché in quei giorni i loro poteri sono al massimo, ed isolarsi dà loro l’opportunità di contattare questo potere.
Thomas Buckley, durante i suoi studi e le sue ricerche sul campo, si rese conto che molti miti, descrizioni di rituali ed annotazioni erano stati ignorati dagli antropologi e mai riportati nei libri, ovviamente dovuto ai loro pregiudizi, visto che era chiaro che le mestruazioni avevano un forte impatto sull’intera struttura sociale e sul calendario delle attività dell’intera comunità.
Polly Wood, basandosi sugli studi di Judy Grahn, ha scritto:
<<La capanna del sangue è la dimora originaria e il modello per le successive strutture. È il primo tempio, il primo palazzo, la prima banca, la prima casa. Faccio discendere tutte le strutture architettoniche esistenti alla capanna mestruale. La matematica, la geometria e la scienza sono nate nelle capanne mestruali. Il conteggio del tempo, la consapevolezza del tempo emerse in primis durante i rituali dell’isolamento mestruale. Come ci racconta Judy Grahn “il tempio ha la radice in tempo”; allo stesso modo di “tempo”, “temporaneo” e “contemplazione” (dal latino tempus, “tempo” e templum, “spazio tracciato per l’osservazione degli àuguri). Esso è anche correlato a “tempesta”, “stagione” e “temporale”. Che cosa, oltre al tempo, è stato custodito nei templi?
L’orientamento, l’arte statuaria, gli strumenti rituali, il fuoco, l’acqua, i libri, i cereali, la frutta, il bestiame, il denaro, l’artigianato. Nel momento in cui i templi diventarono centri di commercio, intorno ad essi crebbero le più antiche città conosciute. È del tutto probabile che la capanna mestruale, come dimora originaria, fosse l’asse attorno a cui si sviluppò il villaggio.>>
Quindi è indubbio che celebrare il menarca in qualche modo, può aiutare le ragazze a connettere con la loro ciclicità, il loro corpo e il loro sangue, nonché con il loro potere. E se hai bisogno del mio aiuto per farlo, che sia per tua figlia, tua nipote, o anche per te stessa, perché desideri ridefinire la tua esperienza mestruale celebrando oggi con un rituale del menarca che non è stato fatto a suo tempo, sarò onorata di accompagnarti.
Ahava, Francesca Zangrandi
PS. Il prossimo appuntamento di questa rubrica sarà il primo lunedì di gennaio, ma se nel frattempo vuoi rimanere aggiornata sui vari articoli che pubblico sul blog puoi iscriverti alla newsletter sul sito www.quintadimensione.net, mettere “Mi piace” alla pagina Facebook Quinta Dimensione – Francesca Zangrandi, seguirmi su Instagram https://www.instagram.com/francesca_quintadimensione/, iscriverti al canale YouTube Francesca Quinta Dimensione e/o al canale Telegram https://t.me/quintadimensionefrancesca. E se invece credi che questo articolo possa interessare a qualcuno di tua conoscenza, puoi condividerlo. Grazie di cuore!